Sto facendo la tesi su Carmelo Bene, lo dico. Pensavo di fare Carmelo Bene e Oreste del Buono, poi Oreste si è rivelato una moda passeggera della mia mente ed è rimasto Carmelo Bene. Lo seguo da anni in effetti – solo in differita perché morto nel 2002 – e ogni volta non mi capacito della sua esperienza di vita e un po’ la immagino, a volte la sento vicina alla mia. Capire la persona, la poetica, la filosofica o il personaggio sono cose diverse da fare. Forse in una tesi bisogna studiare la poetica e in altre sedi pensare a cosa significhi per noi quella persona/ personaggio che si pensa di conoscere (mai conosciuto da vivo). Nella tesi bisogna essere oggettivi, questo è un disastro. Carmelo Bene voleva essere fuori dal teatro ma di fatto ci stava dentro, per questo una macchina attoriale: un direttore d’orchestra di se stesso nel produrre suoni e svuotare di significato testi di autori già noti al grande pubblico. Forse il nome Shakespeare (che non stimava) poteva attirare pubblico e come dice lui ‘ammortizzare le spese’ (o concedersi lussi come dico io, comunque Carmelo dalle sue dichiarazioni diceva di non volersi porre un pubblico, avrebbe preferito fare gli spettacoli per se se non che doveva ‘ammortizzare le spese’, cosa poi intendesse di preciso forse non lo sapremmo mai); a Shakespeare preferiva Marlowe che aveva ecceduto il mezzo teatrale, proprio come lo stesso Bene faceva: eccedere, o anche distruggere i canoni tecnici del mezzo usato trasformandolo in altro; ogni teatro dovrebbe ragionare sul teatro; ogni letteratura dovrebbe ragionare e inventare un nuovo modo di letteratura secondo Carmelo; il passo successivo (quello della ‘macchina attoriale’) dissolve il soggetto e quindi non è neanche più distruggere i mezzi o i modi, ma essere fuori dai modi ‘per arrivare dove non v’è più modo’ (così diceva anche il poeta San Giovanni della Croce), proprio per essere fuori dalla storia, e chiudere con le identificazioni in un ruolo artistico, solo così, secondo Carmelo, si superava l’arte (una religione per molti) per arrivare ad una sorta di ‘deserto’ così lo definisce Bene, che potrebbe essere un misticismo, si avvicina molto ai mistici come Teresa d’Avila o San Giovanni della Croce.
L’enigma di Carmelo Bene – dall’arte alla mistica
L’enigma di Carmelo Bene – dall’arte alla…
L’enigma di Carmelo Bene – dall’arte alla mistica
Sto facendo la tesi su Carmelo Bene, lo dico. Pensavo di fare Carmelo Bene e Oreste del Buono, poi Oreste si è rivelato una moda passeggera della mia mente ed è rimasto Carmelo Bene. Lo seguo da anni in effetti – solo in differita perché morto nel 2002 – e ogni volta non mi capacito della sua esperienza di vita e un po’ la immagino, a volte la sento vicina alla mia. Capire la persona, la poetica, la filosofica o il personaggio sono cose diverse da fare. Forse in una tesi bisogna studiare la poetica e in altre sedi pensare a cosa significhi per noi quella persona/ personaggio che si pensa di conoscere (mai conosciuto da vivo). Nella tesi bisogna essere oggettivi, questo è un disastro. Carmelo Bene voleva essere fuori dal teatro ma di fatto ci stava dentro, per questo una macchina attoriale: un direttore d’orchestra di se stesso nel produrre suoni e svuotare di significato testi di autori già noti al grande pubblico. Forse il nome Shakespeare (che non stimava) poteva attirare pubblico e come dice lui ‘ammortizzare le spese’ (o concedersi lussi come dico io, comunque Carmelo dalle sue dichiarazioni diceva di non volersi porre un pubblico, avrebbe preferito fare gli spettacoli per se se non che doveva ‘ammortizzare le spese’, cosa poi intendesse di preciso forse non lo sapremmo mai); a Shakespeare preferiva Marlowe che aveva ecceduto il mezzo teatrale, proprio come lo stesso Bene faceva: eccedere, o anche distruggere i canoni tecnici del mezzo usato trasformandolo in altro; ogni teatro dovrebbe ragionare sul teatro; ogni letteratura dovrebbe ragionare e inventare un nuovo modo di letteratura secondo Carmelo; il passo successivo (quello della ‘macchina attoriale’) dissolve il soggetto e quindi non è neanche più distruggere i mezzi o i modi, ma essere fuori dai modi ‘per arrivare dove non v’è più modo’ (così diceva anche il poeta San Giovanni della Croce), proprio per essere fuori dalla storia, e chiudere con le identificazioni in un ruolo artistico, solo così, secondo Carmelo, si superava l’arte (una religione per molti) per arrivare ad una sorta di ‘deserto’ così lo definisce Bene, che potrebbe essere un misticismo, si avvicina molto ai mistici come Teresa d’Avila o San Giovanni della Croce.